Programmazione delle pause lavorative per prevenire sintomi e disturbi muscoloscheletrici nei lavoratori
A cura di Luisella Gilardi, Centro di Documentazione per la Promozione della Salute, ASL TO3 Regione Piemonte
Le malattie muscoloscheletriche sono, di gran lunga, la prima categoria di malattie professionali in Italia, con una quota attorno al 70-75% delle denunce annuali secondo recenti dati dell'INAIL.
Negli ultimi decenni molti settori industriali hanno automatizzato alcune operazioni, i lavori sono diventati più ripetitivi e monotoni. Queste ultime due condizioni possono aumentare il rischio di sviluppare disturbi a carico dell’apparato muscoloscheletrico. Sono stati studiati molti interventi per contrastare questi disturbi e prevenirne l’insorgenza, alcuni comportano cambiamenti più strutturali come la riprogettazione della postazione di lavoro, altri organizzativi come la modulazione dell’orario di lavoro e delle pause.
Questa revisione sistematica è un aggiornamento di una revisione Cochrane pubblicata per la prima volta nel 2019. Sono stati aggiunti tre nuovi studi per un totale di nove studi RCT (Randomised Controlled Trials).
Questi nove studi RCT hanno coinvolto un totale di 626 lavoratori. La maggior parte si è concentrata sulla frequenza delle pause lavorative (sei studi), mentre due hanno indagato la tipologia delle pause e uno ha indagato entrambe. Nessuno degli studi inclusi ha indagato specificamente la durata delle pause lavorative.